Tra i mille lavoretti in nero che
ho fatto in vita mia, sono stato anche PR.
Quella volta distribuii tanti di
quegli ingressi, che mi presentai in discoteca credendomi il proprietario, sentendomi
il re della festa, l'anima stessa della festa.
Che quella notte sarebbe stata
miracolosa, anzi no, leggendaria!, ne avevo il presentimento.
Ci fu un grande segno premonitore,
altro che volo d'uccelli o vacche grasse: Gap, l'inamovibile Gap, quel
nerdaccione di Gap, si convinse a venire con me alla festa!
Ma quella notte lì, né io con i
miei ingressi venduti, né Gap con la sua ritrovata voglia di vivere fummo i
protagonisti...
«Ci sono poche ragazze», pensai, «ci
sono sempre meno ragazze», capii.
Guardavo la pista dall'alto,
puntavo una rossa, ed ecco che spariva. Allora puntavo l'amica... là vicino,
quella un po' più bassina, più bruttina, ma pham, sparita. Ecco avvistata una
biondina niente male, pham, sparita anche lei. Pham ne sparì un'altra. Pham
pham pham sparivano tutte!
Iniziai a pensare e a pensare: la
bionda, l'ultima volta che l'ho vista, dov'era? La rossa, l'ultima volta che
l'ho vista, dov'era?
Gonnella! Ogni ragazza scomparsa era stata
avvistata per l'ultima volta nei pressi di Gonnella: a fine serata tutte le ragazze
erano scomparse, restava solo un pietoso, insoddisfatto deserto d'uomini confusi.
Gonnella passò alla storia come
l'uomo che da solo soddisfò un'intera discoteca.
Passò invece alla leggenda come il fantasma del ballo: si dice che tra un
flash di luce e l'altro, nel pieno della frenesia della musica, appaia silenziosamente
un strano individuo che in un lampo ti rapisce la ragazza e... se la fa.
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